Nella Prefazione, il Prof. Mario Polia, antropologo, spiega come questo libro copra una lacuna importante, giacché è dai primi anni del Novecento che non viene pubblicato un lavoro così corposo sui proverbi, con un’analisi sociologica dei loro contenuti. Nonostante la voluminosità, e nonostante il rigore metodologico e la profondità dell’analisi, il libro risulta scorrevole, addirittura avvincente, godibile da qualsiasi tipo di lettore.
I proverbi sono classificati per temi, sulla base del contenuto. Per ciascun tema, l’Autore individua i valori morali espressi dai proverbi; in tal modo, tessera dopo tessera, compone un accurato mosaico che rivela, molto realisticamente, la mentalità vigente nella società rurale tradizionale. Vengono evidenziati i vantaggi che il rispetto di detti valori arrecava al popolo, come la diffusa condanna della superbia e dell’invidia, che giovava alla collaborazione tra i membri della comunità; i benefici indotti dalla fedeltà ai legami di sangue; il rispetto delle regole di corteggiamento, piuttosto rigorose, che risultavano in matrimoni numerosi, duraturi e prolifici, eccetera.
Viene poi condotta un’analisi di come la mentalità delle persone si sia trasformata, negli ultimi decenni. Ad esempio, si analizza il declino dello spirito religioso e la metamorfosi del senso di peccato (non più un comportamento che nuoce alla comunità, bensì ciò che ostacola i programmi totalitari delle élites dominanti, che pilotano i media) e la perdita di autorità degli anziani, i quali, marginalizzati, hanno ceduto ai media il compito di educare e consigliare. Vengono spiegati anche quali “campagne” culturali hanno indotto i cambiamenti, quali nuovi “eroi” hanno bacato l’anima dei nostri giovani (memorabile la menzione di Clint Eastwood!). Infine, si segnalano le conseguenze di questa mutazione antropologica, gli squilibri tra le forze sociali che, ponendo il popolo in una condizione di assoluta vulnerabilità, ne stanno determinando l’oppressione e lo sfruttamento.
Complessivamente, si spiega la transizione da una società solidale, animata da un forte spirito comunitario, capace di difendersi e di perpetuarsi, a una destrutturata, erosa da egoismi miopi, nella quale avanzano lo schiavismo e il conseguente annientamento dei popoli autoctoni. Il tutto, nella prospettiva di uno spirito tenace, che spiega in profondità il nostro declino soltanto allo scopo di sviluppare i mezzi che occorrono per opporsi ad esso. In questo senso, il salvataggio e la comprensione dei principi fondamentali di una società più equilibrata ed armoniosa diventano il primo passo per iniziare, quanto prima, una possibile ricostruzione.